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A.A.A. prendesi casa… in tempi di crisi.

Come ogni anno Genova accoglie in piazza Caricamento la Festa Democratica.
Tra uno stand della Folletto, una piadina romagnola e dibattiti di basso livello il Partito Democratico rivela sempre di più la sua natura: un partito di amministratori in un epoca in cui amministratore coincide sempre più con affarista. Da anni non ha neanche più pretese pseudoriformiste, più che altro il PD fa affari. Li fa sulla sua Festa, dove le paghe sono misere e in nero, li fa sul Terzo Valico, li vorrebbe fare sulla Gronda.
A livello nazionale i suoi dirigenti sono perfettamente inseriti nella casta, intenzionati a rimanere al potere e in perfetta linea con le direttive europee sulle misure economiche e sull’austerity.
Dove il PD non fa affari, difende quelli altrui. Un partito di affaristi non può che governare in nome dell’economia, difendendo il profitto, privatizzando, svendendo, garantendo la speculazione edilizia e immobiliare.

Ieri alla Festa Democratica si parlava di casa (“A.A.A. Cercasi casa in tempi di crisi“). Non siamo andati a dire la nostra. Cosa dovremmo dire a chi parla di cose che non conosce? O a chi, se le conosce, si trova nell’impossibilità materiale di poterle affrontare? In un comunicato stampa del Ferragosto scorso in riferimento alle occupazioni di piazza delle Vigne 4 e vico Untoria 3 la Giunta invitava al dialogo e dichiarava di “prestare la massima attenzione all’emergenza casa” e di porsi in continuità con l’amministrazione precedente.
Si riferiscono forse all’Agenzia sociale per la Casa creata dalla Giunta Vincenzi, quella che pone come criteri minimi per potervi accedere un reddito tra i 10500 e i 30600 euro e non avere mai avuto sfratti per morosità?
Viene da ridere e verrebbe da chiedersi dove dovrebbero vivere i disoccupati, i clandestini, i precari, i lavoratori in nero, gli sfrattati… ma abbiamo poca voglia di stare a scherzare.

Le amministrazioni pubbliche e la Politica in generale non hanno ne la volontà ne la possibilità di risolvere le decine di emergenze sociali che ci troveremo ad affrontare nei prossimi tempi, si tratti di licenziamenti, rincari, sfratti.
In questo senso l’operazione Doria è doppiamente pericolosa perché si pone come un governo (falsamente) vicino ai cittadini e partecipato; soprattutto Doria è pericoloso perché vorrebbe illuderci di potersi svincolare dai poteri forti locali, in nome dei quali in realtà amministra la città.
Ciò che non produce profitto non può essere interessante per chi detiene il potere, a prescindere dal colore e dalla bandiera. Non c’è alcuna democrazia partecipativa che tenga, nessun neowelfare possibile all’orizzonte.
Di cosa dovremmo dialogare quindi?

Oggi occupiamo l’edificio di vico del Duca, a dieci metri da Palazzo Tursi, perché è vuoto da anni, come molti altri. Non a caso è di proprietà del Comune, ristrutturato ma non terminato, appetibile perché a due passi da Via Garibaldi, problematico perché a quattro passi dalla Maddalena. Si attendono tempi migliori, immaginiamo, con maggiori profitti e magari con una bella riqualificazione del quartiere che allontani poveri e immigrati.
Apriamo, solo per qualche ora, l’ennesimo spazio vuoto per mostrare cosa e chi c’è dietro alla speculazione immobiliare e all’emergenza abitativa, e che gli spazi, per chi ne ha bisogno, ci sono.
Lo occupiamo soprattutto per mandare qualche messaggio.
Quello che abbiamo è quello che ci siamo presi e dove siamo restiamo. Se le autorità pensano di sbarazzarsi di noi mettendo le mani sulle Vigne e Untoria così come hanno fatto con Giustiniani, a suon di sgomberi e denunce, ci troveranno alle loro porte, nelle strade e chissà dov’altro ancora.
A tutti coloro che sono in condizioni simili alle nostre o semplicemente si sono stancati di fare un lavoro di merda per pagare affitti indecenti e vivere con l’acqua alla gola, diciamo che bisogna resistere, perché ci stanno togliendo anche quel poco che ci resta!! Bisogna iniziare ad organizzarsi, perché nessuno altrimenti ci concederà alcunché.
Tutto ciò che ci manca e che ci viene negato è da sempre nelle mani dei soliti.
E’ giunta l’ora di allungare le mani.
Le case sfitte a Genova sono 44mila.
Prendiamole, occupiamole, perché basta poco. A volte basta una pedata ad una porta.

vigne 4 occupato, untoria 3 occupato,

giustiniani19 in esilio, amici e solidali

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